Atto di nascita: si nasce solo due volte!

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La Procedura dell’Atto di nascita.

In questi anni ho letto di numerosi e occulti rituali legati alla nascita di un neonato. Tuttavia, in questo scritto non tratterò di pratiche truculente, che pur esistono, ma della ben più infida e sottile procedura per trasformare l’uomo (alla nascita neo-nato) in capitale umano o per dirlo in modo più diretto, in uno schiavo. La procedura dell’Atto di nascita.

Se ne parla tanto, ma non sono molti gli uomini che hanno compreso, nel dettaglio, come e perché questo accade. Voglio dunque provare a scrivere due righe attenendomi unicamente a fatti riscontrabili da chiunque voglia indagare su questo fatto, lasciando però delle domande aperte. Dico fatto perché voglio parlarti, in primo luogo, di reali accadimenti.

Il giorno in cui sono stato partorito

Ora, per gioco, immagino di assistere al giorno in cui sono venuto al mondo, in ospedale, tra tanti altri nascituri. Quel giorno e soprattutto allora, c’e di fianco al letto quella cattiva matrigna, di nero vestita, che è la pretesa Legge dello Stato. Nessuno tuttavia la vede perché la concitazione e la felicità del momento rende tutti i presenti un poco ottusi, ma anche perché la sorella della cattiva matrigna, Ignoranza, e suo zio, Consuetudine, hanno già fatto un gran lavoro per “ovattare” tutto il teatro. In questo modo nessuno degli inconsapevoli attori si rende conto di quanto sta accadendo.

L’avventura del neo-nato

L’ostetrica, amorevole donna che ha scelto questa professione per amore dei bambini, è pronta a fare il suo mestiere e, dal canto suo, il dottore sente di aver fatto un buon lavoro perché la paziente, mia mamma (non madre) è in buona salute. Ecco quindi finalmente il parto, al termine del quale inizia la mia avventura di neo-nato. Da questo momento in poi accadono cose che poco hanno a che fare con la nascita ma molto con la schiavitù dell’uomo.

Innanzitutto l’ostetrica mi esamina per vedere se sono in buona salute e fin qui tutto bene. Tuttavia, si prende anche la “briga” di iniziare una serie di misurazioni sul mio corpicino per determinarne le dimensioni, il peso, la forza, fa un piccolo prelievo di sangue e stabilisce il così detto indice apgar. Trascrive il tutto nella cartella clinica, insieme all’ora della nascita e ai dati che indicano mia mamma, nome, residenza, professione etc. Tutto appare normale, è consuetudine, infatti questo è quanto viene fatto per tutti i bambini sempre ed è accettato da tutti.

Oggi guardando quella scena, mi chiedo per quale motivo c’è bisogno, una volta stabilito che sono un bambino sano, di fare questi test su di me appena nato e trascriverli su una cartella che, per la legge della REPUBBLICA ITALIANA, non è mia, appartiene all’ospedale, nonostante contenga dati super sensibili su di me e su mia mamma. Che cosa ci faranno mai con tutte queste informazioni?

CEDAP (certificato di assistenza al parto)

Mi chiedo anche perché il così detto CEDAP (certificato di assistenza al parto), contenuto nella cartella clinica, sia tanto importante, dal punto di vista legislativo, da essere regolamentato fin dal lontano passato, parlo del R.D.L. 15 ottobre 1936, n. 2128, art. 18, in modo tanto accurato da disciplinare  i tempi, i modi e i soggetti indispensabili alla sua redazione quali levatrice e/o medico chirurgo (anche detti “sanitari”).

Gli unici che non mettono mano a cotanto scritto, né in esso sono nominati MAI come madre e padre, sono per l’appunto loro, mia mamma e papà. In questo documento vengono invece indicati nei modi più strani, con termini come puerpera, partoriente e dichiarante per quanto riguarda il papà. A loro, tra l’altro, non viene mai chiesto di sottoscrivere questo bel CEDAP in alcuna sua parte, come se non avessero nulla a che fare con me. Non trovi che questo sia strano in una società dove per ogni refolo di vento ci viene chiesto di identificarci e “firmare”? No, in questo caso, ci pensano ignoranza e consuetudine a far apparire tutto normale.

Del resto mia mamma è solo una partoriente ovvero colei che partorisce, non ha nemmeno la dignità di uomo. Infatti si considera partoriente anche una mucca, e a quella non si chiede di sottoscrivere nessun documento sul vitellino appena partorito, sebbene anche per i vitellini vengano fatti documenti all’atto della nascita, lo sapevi? Lo sapevi che le mucche (perlomeno è di sicuro così nella detta “Regione Valle d’Aosta”) devono avere i documenti, hanno un vero passaporto indispensabile anche solo per spostarle da una valle a quella vicino? Bene, ma andiamo pure avanti…

CEDAP e Istat

Devi sapere che sto benedetto CEDAP viene, ad oggi, soprattutto compilato per farne uso “statistico”, per l’Istat insomma, questo istituto del quale si sente poco parlare ma del quale forse io e te ignoriamo i veri fini.

Insomma, a poca distanza dalla mia nascita il CEDAP, questo particolarissimo documento (che di fatto consiste nel contenuto della cartella clinica della partoriente e del neo-nato) è bell’e pronto, corredato di tutte le firme di ostetrica, dottore.

La Maratona della Legge Statale

La maratona purtroppo è appena iniziata perché a seconda del periodo storico di questo bel paese, seguono al CEDAP, l’attestazione di nascita, la dichiarazione di nascita e l’atto di nascita, tutto rigorosamente regolamentato.

Attestazione di nascita

E così io, come tutti i bambini, torno a fare domande e ti chiedo: sai perché la matrigna abbia scritto una legge che in una sua parte recita esattamente così: “Tale attestazione che riguarda il fatto fisiologico dell’avvenuto parto e va ovviamente compilata sia nel caso di filiazione legittima che in quello di filiazione naturale, deve necessariamente contenere il dato relativo al nome della puerpera, che va intesa come partoriente e non come madre e che diventerà tale (nel caso di filiazione naturale) solo se effettuerà lei stessa la dichiarazione di nascita o consentirà con atto pubblico di esservi nominata.”  Questo è quanto riportano “Le indicazioni relative al contenuto dell’attestazione sanitaria di nascita riportate nella circolare del Ministero di Grazia e Giustizia del 22 febbraio 1999 n. 1/50-FG-40/97/U887 (G.U. n. 46 del 25 febbraio 1999)”. (Vedi Massimario per l’Ufficiale di Stato Civile par. 5.1, pagina 50).

Quindi volete dirmi che mia mamma, se lo avesse saputo, ovvero se fosse stata completamente ed esaustivamente informata, avrebbe potuto fare lei stessa la dichiarazione di nascita? E cosa avrebbe comportato tale scelta? E se invece avesse consentito a essere nominata con atto pubblico? Sulla base di quanto già hai letto nei precedenti post, capisci bene che una mamma che fa una dichiarazione di nascita certo cambia lo status di suo figlio.

La staffetta

Visto che la maratona della Legge Statale è appena cominciata non posso tuttavia soffermarmi a lungo su queste elucubrazioni perché ora è cominciata la “staffetta”. Mio papà ha preso il documento detto attestazione di nascita e sta andando in comune per fare la dichiarazione di nascita. Non scendo nei particolari “telematici” di oggi ma il concetto-meccanismo è uguale.

La dichiarazione di nascita

Poiché sono nell’età delle domande, mi chiedo come mai mio papà deve obbligatoriamente andare “volontariamente” a fare la registrazione della mia nascita presso l’Ufficio dello Stato Civile.

Poi mi chiedo perché deve cercarsi due testimoni per fare questa dichiarazione, non basta l’agente dell’ufficio anagrafe? Perché non può farlo lui che ha il titolo per verificare l’identità (sigh) del mio papi meglio di chiunque altro? Forse perché la dichiarazione deve farla un uomo e non una persona, se questo fosse il caso nessun documento di identità potrebbe essere d’aiuto, in effetti potrebbe esserlo solo la conoscenza di prima mano di un testimone amico del dichiarante.

Ora non credere che abbia finito con le domande, carino!

ATTO DI NASCITA

Mi chiedo perché non c’è scritto da nessuna parte, in quel documento che viene redatto dall’Ufficiale dello stato civile, dal titolo ATTI DI NASCITA, che l’uomo presentatosi a fare la dichiarazione è mio papà e la donna che mi ha partorito è mia mamma.

Nota bene che il documento si chiama ATTI DI NASCITA, dico “atti” al plurale, ed è tutto scritto in lettere maiuscole, se non ricordi il perché vai a leggere i post precedenti.

Proseguo con i perché…

Perché invece di dire che io sono il figlio nato da mia mamma, che risponde al nome di Giovanna Vattelappésca, c’è un giro di parole che recita che io sono nato da Giovanna Vattelappésca? Cosa vuol dire di preciso? E perché non c’è scritto che sono nato nell’Ospedale San Girolamo, così come lo chiamano tutti, ma che sono nato nella casa posta in via dei Matti numero 0?
Se metto insieme queste informazioni risulta che sono nato nella casa posta in via dei Matti numero 0 da Giovanna Vattelappésca. Poiché altre informazione non ci sono posso capire che quel “da” si riferisce alla proprietaria della casa e non a mia mamma. E il mio papà? Caspita, nell’atto, è diventato un dichiarante, perché di papà non si parla affatto!

Denuncia di smarrimento

Ricapitolo tutto e mi chiedo chi è quest’uomo che, nelle vesti di dichiarante (tutto scritto in minuscolo, quindi realmente chi fa la dichiarazione), è andato a fare questa denuncia di nascita, pretesamente obbligatoria secondo la Legge matrigna D.P.R. 3 novembre del 2000, n. 396, visto che non risulta essere mio padre in alcuna parte del documento. Risulta essere solo il dichiarante di una “denuncia”. Già, una denuncia di nascita! E dire che io sapevo che le denunce si fanno per reati o per oggetti smarriti o ritrovati!

Forse questo dichiarante è venuto a denunciare di aver trovato me, un bambino, nato nella casa di Giovanna, del quale non si sa chi sia la madre o il padre? Il buon uomo, sposato con Giovanna, poiché ha trovato me in quella casa tutto solo e smarrito, è venuto a denunciare il fatto e così vien fatto l’atto (questa volta scritto in minuscolo quindi un vero atto ad agire).

Nel frattempo quel volpone dell’Ufficiale dello stato civile si affretta a dichiarare che: “detto bambino che non mi viene presentato ma della cui nascita mi sono accertato a mezzo di certificato sanitario […]“. Ah, bene sappiamo ora che l’attestazione di nascita è un certificato sanitario e che sulla base di questo l’Ufficiale farà il suo “rito” o atto. E qual’è l’atto? Bhe, non certo la mia nascita perché:
1) sono già nato.
2) Son tutti uomini qui, l’Ufficiale dello stato civile, il dichiarante, i testimoni, e i maschietti non fanno figli, fino prova contraria!

Che atto strano…

Ma allora qual è l’atto? Noto delle cose strane: tre sembrano essere i soggetti coinvolti nel contratto (come nella costituzione di un TRUST) l’Ufficiale dello stato civile, il dichiarante, la “donna che ha partorito”. Mentre quattro sono i sottoscriventi, il dichiarante, i due testimoni e l’Ufficiale che, così come riportato nella dicitura finale: il presente atto viene letto agli intervenuti, i quali tutti, insieme con me, lo sottoscrivono“, lo sottoscrivono. Tuttavia la donna che ha partorito non compare ne sottoscrive.
Da notare poi che, magicamente, l’Ufficiale dello stato civile si è trasformato in L’UFFICIALE DELLO STATO CIVILE per sottoscrive l’atto a chiusura.

La magia nell’Atto di nascita

In ogni caso sappi che c’è anche della magia in questo atto. Infatti mio papà, invece che essere andato con le sue gambe in anagrafe, “è comparso”! Così dichiara Ufficiale dello stato civile, manco avesse il teletrasporto! Non si è presentato, ma è comparso, e anche io non sono stato presentato (vedi sopra a proposito del “bambino che non mi viene presentato“).

Una vera e propria magia dove, diversamente da un uomo vivo in corpo vivente di care ossa e sangue, che arriva con le sue gambe e stringe la mano all’Ufficiale, mio padre appare come se fosse un fantasma evanescente, esattamente quello che è una finzione giuridica, ovvero una rappresentazione mentale insostanziale che viene identificata nel contratto con un Nome e Cognome. Bada bene, con un nome e cognome che, in quanto tali, non hanno né gambe né braccia, né tanto meno un cuore.

Conclusioni

Questo documento, avente il nome di ATTI DI NASCITA, sembra contenere una serie di contratti successivi alla mia nascita, il primo dei quali vien fatto da quei quattro individui che lo sottoscrivono in calce, stabilendo qualcosa a seguito della denuncia (di cosa? Di uno smarrimento? Di un ritrovamento? O cos’altro?) fatta da mio papà. Parlo di “contratti”, al plurale, perché se mi sposerò comparirà anche quest’altra denuncia di matrimonio, sempre su questo documento.

Il primo di questi contratti, quello dove viene associato il mio nome e cognome a me neonato in fasce, sembra stabilire proprio l’identità tra me, uomo vivo in corpo vivente di carne ossa e sangue e un nome. Questo nome è subito registrato dall’Ufficiale dello stato civile o dagli Ufficiali, visto che almeno in questo atto, come ti ho detto, vedo scritto ufficiale di stato civile in due modi: Ufficiale dello stato civile e UFFICIALE DELLO STATO CIVILE e guarda caso, in quest’ultimo, nella firma compare solo il cognome.

Nascita della finzione giuridica di persona

Se volessi quindi trarre una conclusione ti direi che in questo contratto viene istituita, o nasce se più ti piace, la finzione giuridica che tu crederai di essere per tutta la vita. Quel nome cognome scritto su un registro che qualcuno pretenderà sia tu. Inoltre il responsabile di tutta questa rappresentazione è l’Ufficiale dello stato civile che registra il tuo nome presso l’Ufficio di stato civile (almeno così pare) quindi è lui che ha la proprietà.

Infatti il dichiarante “da il nome” ma l’Ufficiale lo registra. Ricordi il trucco dei registri?
Concedimi infine un ultimo perché.
Perché in questo documento non leggo da nessuna parte Italia, Repubblica Italiana, Stato Italiano? Perché la carta non è intestata? Invece nelle varie verifiche, estratti e quant’altro anagrafici vedo sempre un’intestazione con su scritto Comune dei Balocchi con tanto di sottoscrizione dell’incaricato al rilascio del documento. Anche nei (miei?) pretesi documenti di identificazione ugualmente leggo REPUBBLICA ITALIANA etc. Cosa è cambiato? Quale magia ha fatto questo famigerato Ufficiale dello stato civile da quel “ATTI DI NASCITA” affinché successivamente il mio nome comparisse sempre sotto qualche titolone come LA REPUBBLICA DI?

Un’ultima considerazione

Noti la differenza tra annunciare e denunciare?
Un tempo la nascita si annunciava. Si annunciava il lieto evento, da cui il parola cristiana “annunciazione”. Ora invece si denuncia!

Annunziare vuol dire recar novella, dare notizia dove invece denunciare vuol dire notificare, far sapere con il “de” che indica il compiersi di una azione. Si tratta di una sorta di formalizzazione dell’atto.
Se leggessi che i Re Magi avevano denunciato la nascita di Gesù, cosa penseresti? Penseresti che lo hanno denunciato a Erode che vuole fargli la festa. Tuttavia, ci raccontano che le cose sono andate diversamente. Ma ci dicono che fu proprio per trovare il bambino di nome Gesù che il nostro amico Erode fece il primo censimento ricordato nella storia antica. E a seguito di quello un bel genocidio di infanti! Mi chiedo quindi cos’è davvero un censimento, quali propositi occulti si celano dietro di esso? Forse la conta degli “esseri umani” per una loro capitalizzazione?

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6 Responses

  1. Edoardo ha detto:

    Buona sera mila mi e capitato di leggere in questo ultimo periodo vari scritti su questo tema…ed in ognuno di essi ne mancava sempre un pezzo che collegasse meglio le cose… trovo formidabile e altamente precisa la tua ricostruzione passo passo che finalmente inizia in un punto, il grembo materno… e termina sulla “carta di identità ” che viaggio…..
    Grazie infinite e veramente complimenti anche per gli articoli precedenti

    • mila solaris ha detto:

      Grazie per il commento Edoardo. Visto che parli di precisione mi preme puntualizzare che nel marasma delle leggi e applicazione-disapplicazione delle medesime sul tema “atti di nascita”, è necessario precisare due punti per chiarezza: 1) al momento corrente è possibile che i testimoni all’atto non siano più richiesti 2) il mio approfondimento non è ancora completo mancando di alcuni retroscena che rendono il tutto ancora più macchiavellico anche in virtù della sempre crescente frammentazione attuata di proposito per rendere gli “operatori del settore” sempre meno consapevoli delle loro azioni. A presto

  2. Renato ha detto:

    Buonasera, confesso che io ho capito solo che all’atto della reguatrazione del neo-nato non devono scrivere il nome e cognome tutto in carattere stampatello ma con lettera grande solo le uniziali ma non ho capito il perché.

  3. Francesca ha detto:

    Una domanda: cosa succede quando le cose non avvengono esattamente così? Ad esempio, cosa succede se il parto avviene a casa senza ostetrica, e se quindi manca il documento sanitario? E cosa succede invece nel caso in cui sia la stessa madre a fare la denuncia, magari col bambino in braccio? Cambia in tal caso la procedura di registrazione del neonato?

    • Giulia ha detto:

      Anche io vorrei sapere di più riguardo a questi casi… Se non vi è assistenza da parte di un professionista al parto e dunque non viene prodotto un cedap (certificato di assistenza al parto), come si svolge la provedura?

    • Luis ha detto:

      Buona sera Francesca. Rispondo a te e allo stesso tempo a tutti. Sono da circa 6 anni che studio cosa avviene dal parto all’ufficio di stato anagrafe dianzi l’Ufficiale di Stato Civile e finalmente dopo varie concatenazioni, confronti, ricerche, studi e approfondimenti con vari professionisti, sono riuscito a elaborare un video che spiega dettagliatamente tutti questi passaggi complessi e macchinosi. Al momento il video non l’ho pubblicato perché devo collocarlo su un server che consenta la visione on line disponibile a tutti. I miei complimenti Mila per tutti gli articoli che hai scritto con grande accuratezza e minuziosità. Sto studiando tutto con interesse e passione.

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