Gli identificativi

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Buongiorno e buono studio onorevole uomo vivo in corpo vivente di carne ossa e sangue che al momento presente stai leggendo questo post sul tema “dichiarazione”. Oggi parleremo de gli identificativi oltre al nome.

Inizio con il solito avviso di rito: se non hai letto i primi 12 post di questo blog non andare oltre, pena il totale fraintendimento di quanto sto per scrivere. Inoltre e ancora: puoi usare queste informazioni a tuo piacimento ma in totale, completa, illimitata responsabilità, sempre e solo in onore, onestà e rettitudine di intenzioni e azioni.

Identificativi

Nei precedenti scritti ti ho parlato della necessità di riappropriarti del tuo nome o meglio di tutti gli identificativi che riportano a te. Ora mi addentro in un ulteriore approfondimento. Forse ricorderai di aver ascoltato, o direttamente o in tv, una audizione avvenuta in un preteso tribunale dove, il presunto “imputato” veniva appellato con il suo nome e cognome seguiti da “anche detto” (ad esempio) Totò. Allora, forse, non avrai notato il dettaglio ma oggi, dopo quanto ci siamo detti, avrai certo capito che non basta un nome-cognome per indicarti con precisione.

Per questa ragione parlare di identificativi è più appropriato che parlare solo di nomi. Dovrai però essere cauto poiché quello che stai facendo con la tua dichiarazione oggi è esattamente negare con fermezza e in piena verità qualsiasi identità tra il tuo nome e te in quanto uomo vivo in corpo vivente di care ossa e sangue. Non mi dilungo su cosa sia l’identità avendone già parlato in precedenza.

Dunque ti riferirai agli identificativi nella accezione più ampia del termine per individuare tutti gli strumenti usati (in passato) per indicarti, anche se in modo erroneo e non legittimo.

Analisi della parola identificativo

Se analizzi la parola identificativo vedi che è utilizzata in almeno due modi diversi.
In un caso come aggettivo
con il significato di “ciò che serve a identificare”, che contribuisce alla identificazione oppure in informatica, quel contrassegno che serve a caratterizzare un insieme di dati. In un altro caso l’identificativo è quel documento o codice segreto che serve a identificare una persona in modo univoco, spec. in relazione all’accesso a sistemi informatici.

Tutti gli identificativi

Quindi tu, mio caro uomo vivo in carne ossa e sangue, vorrai quindi accettare, riconoscere e riappropriarti non solo del tuo nome-cognome, stabilito e dato a te dai tuoi pro-creatori (genitori). Vorrai anche riappropriarti di “ogni e tutti gli identificatori, le abbreviazioni, idem sonans e di tutte le varianti e permutazioni ortografiche, punteggiature, ricomposizioni e ordinazioni, compresi i loro relativi codici, espressi in stringhe alfanumeriche, ovvero espressi in banda magnetica e/o ogni loro possibile utilizzo in combinazione, per esteso e/o per segmenti di essi e ogni e altro occulto artefatto, algoritmo, applicazione biometrica e/o informatica che riportino, inclusivamente ma non limitatamente al tuo nome-cognome” che trascriverai in tutte le principali variazioni. Questi nel loro complesso costituiscono quelli che chiameremo d’ora in poi “tutti gli identificativi.

Da attento osservatore hai probabilmente notato che, in questo ultimo paragrafo, ho enfatizzato, scrivendo in grassetto, le parole nome-cognome, pro-creatori, idem sonans.
Ho adoperato il “grassetto” unicamente per chiarezza espositiva poiché voglio mettere in evidenza alcuni accorgimenti che dovrai comprendere bene prima di scrivere la tua riappropriazione del nome e di tutti gli identificativi.

Il trattino

Il primo accorgimento è quello di comporre talune parole tramite l’uso del trattino intermedio tra le medesime, come nel caso di nome-cognome. Questo accorgimento non deve essere abusato ma solo impiegato laddove vuoi usare una specifica parola che, pur avendo un significato occulto, ti è utile. Ad esempio il tuo nome-cognome che, scritto in questo modo, è diverso rispetto al connubio nome cognome normalmente usato dalla corporation per identificare fraudolentemente te.

Famiglia

Da etimo leggo: “Cognome: nome di famiglia che si aggiunge a quello di persona”, quindi la formula comune adoperata oggi di “nome cognome” riporta al cognome di famiglia.

Indagando poi sulla parola famiglia vedo che questa deriva verosimilmente da famulo [dal lat. famŭlus, della stessa radice di familia: v. famiglia], letter. – Servo, famiglio, con riferimento soprattutto ai servi di antica Roma.
Non stupisce quindi che in Black’s Law Dictionary la parola family è definita come: “A collective body of persons who live in one house and under one head or management“. Dunque anche qui
trattandosi di persone sai che questa definizione non è calzante per te. Non può essere riferita a te e sai che vantare un “cognome” equivarrebbe a vantare una lunga storia di schiavitù e questo non sarebbe motivo di vanto. Certo è che, ancora oggi, il Sacro Romano Impero è tutt’altro che tramontato, avendo sì cambiato pelle ma non sostanza. Non stupisce quindi che questa consuetudine di appellare gli uomini con nomi di famiglia sia usato ancora oggi per riconfermare la loro condizione di schiavi.

Risolvere l’impasse

Come risolvere dunque l’impasse di indicare il cognome in modo più dignitoso? Bene, alcuni hanno scelto la strada dell’usare indicativi di appartenenza come ad esempio: “del casato, della stirpe, del lignaggio” etc. Condivido queste scelte ma suggerisco anche un modo alternativo altrettanto chiaro. Puoi comporre una nuova parola ovvero nome-cognome che “riporti” al significato moderno ma non occulto delle parole nome e cognome pur senza essere esattamente quelle parole con il loro carico, presuntivamente storico, di inganno e schiavitù.

Ti suggerisco di studiare l’uso del trattino nella lingua italiana:
Accademia della Crusca

Non è una mia invenzione

Questo accorgimento dei nomi compositi non è certo una mia invenzione!
Se leggi la Vienna Convention on the Law of Treaties,
fatta dagli States Parties” delle “United Nations”, qualsiasi cosa vogliano dire queste ultime 4 parole, scopri che sono moltissime le parole composite, rese tali tramite un trattino, presenti in essa.
Per esempio, laddove tu, innocentemente avresti semplicemente scritto Non retroactivity of the present Convention nella convenzione leggi “Non-retroactivity of the present Convention”. Quale è la differenza ti vien da chiedere, perché il trattino? Già la parola retroactivity è in sé una parole composta da retro e activity ma questo non pare aver causato alcun problema ai giuristi. Quale è allora il significato occulto di retroactivity, che ha spinto i giuristi a comporre, di fatto, un nuova parola, per evitarlo?
Se fai
una ricerchina nel testo della convenzione mettendo come chiave di ricerca il trattino medio “-” vedrai da te quante sono le parole composite.

Genitore e pro-creatore e parente

Ora ragioniamo invece sulle parole pro-creatore e genitore. Di nuovo mi devo appellare alla etimologia della parola che, manco a dirlo, ha radice latina. Curioso però che nel latino giuridico, genitore venga detto parens da cui parente in italiano e parent in inglese.

Meno curioso se analizzi approfonditamente letimologia delle due parole, genitore e parente confrontandole. Scoprirai che genitore riporta al padre mentre parente (che deriva da partorire) riporta alla madre.

Ecco che in una società dove il “cognome” (con tutto quello che comporta tale parola) è quello patronimico, era necessario abbandonare la parola latina parens perché troppo legata alla madre.
Di nuovo, non a caso, in inglese permane la parola parents per indicare mamma e papà. Non a caso la monarchia inglese è femminile e non a caso i culti della Grande Madre, Cibele, etc. governano le società massoniche di tutto il mondo (vedi anche Carlo Palermo, LA BESTIA)
.

Parentum nel diritto canonico

Per approfondire ti consiglio di esaminare la ricorrenza della parola parentum (tradotto in italiano stranamente con genitore) nel diritto canonico. A tale proposito è interessante leggere, tra i tanti canoni in cui compare la parola genitore, il canone Can. 868 § 2. in cui si recita (come a teatro): “§ 2. Infans parentum catholicorum, immo et non catholicorum, in periculo mortis licite baptizatur, etiam invitis parentibus. § 2. Il bambino di genitori cattolici e persino di non cattolici, in pericolo di morte è battezzato lecitamente anche contro la volontà dei genitori“.

Non ci vuole un genio per comprendere l’autorità necessaria per prevalere, lecitamente (e non legittimamente), sulla volontà dei genitori, soprattutto se questi genitori sono genitori e non parenti. Infatti in una società patriarcale si potrà sempre fare appello al detto latino “Mater semper certa est, pater numquam” (la madre è sempre certa il padre mai) per mettere in dubbio la tua provenienza. Per questo, oggi, il tuo “cognome” è quello patronimico. Tu hai accettato una convenzione che ti rende un poco Gra. figlio di putt. Lup. Mann. (come avrebbe detto Paolo Villaggio).
Ti invito a non credere a quanto leggi ma verificare tu stesso.

Infans

Vorrei spendere due parole anche sulla traduzione di infans,  in bambino. Fa riflettere che il radicale di infans è impiegato in ambito militare designando il soldato a piedi, l’infante poi reso nella forma ridotta: fante.

Idem Sonans

Concludo con la locuzione idem sonans, che è anche una vera e propria doctrine, con questa unica considerazione. Le corporation “in odore” di STATO, in parvenza di legge, cambiano continuamente nome, spesso con minuscole variazioni così che tu non te ne accorga pensando di aver a che fare sempre con gli stessi soggetti (il che, se pensiamo a quella manciata di dinastie antiche, che qualcuno ha anche chiamato deep state, è anche vero nel senso più negativo immaginabile).

Vuoi vedere un nome vecchio ritrasformato per esigenze “aziendali”? Vai al sito http://www.esercito.difesa.it e con sorpresa potrai leggere in basso a sinistra nella home page (fin che dura) “© 2019 Esercito Italiano ®”. Il vecchio nome, Esercito Italiano, con 2019 davanti. Oggi sai che “2019 Esercito Italiano” è diverso da “Esercito Italiano” ed evito considerazioni sul “©” e sulla “®” …cosa fanno? Proteggono il marchio per vendere magliette o cappellini? Marchio di chi poi? L’esercito è diventato un griffe?

Il gioco dei nomi

Comunque, queste corporation non solo cambiano i loro nomi, ma provano anche a cambiare i tuoi nomi per poi invitarti a identificartici. Per questo userai l’idem sonans nel caso in cui qualche inconsapevole agente corporativo, burosauro di 5^ generazione (5G), senza chiedersi il perché, inizi ad appellarti con identificativi o un nome simile al tuo (ma non il tuo) ma con qualche piccola modifica, per ottemperare a qualche nuova direttiva o circolare aziendale non ben compresa. Detto questo detto tutto. A presto.

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