La magia del nome: identità

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Eccomi nuovamente a parlare della magia del nome. Ti avviso che altri scritti seguiranno sul tema che può essere analizzato da prospettive differenti per scopi differenti.

Premetto anche che scrivere usando la prima e la seconda “persona” è una scelta consapevole sulla quale ragioneremo più avanti.

Il tuo nome

Senza spingermi, per ora, in disquisizioni filosofiche o “spiritualeggianti”, devo dirti che il nome, in primo luogo il tuo nome, “rappresenta” molto più di quello che pensi. Dunque partiamo dal tuo nome, che pur essendo tuo non è nato con te. Dal punto di vista strettamente materiale, se così si può dire, ti è stato dato successivamente al momento della tua nascita. Meglio dire formalmente dato visto che i tuoi genitori potrebbero averlo pensato molto tempo prima della tua venuta al mondo, magari ancora prima del tuo concepimento. Quindi questo nome potrebbe essere stato, esso stesso, l’idea seme preesistente a te, oppure un nome ideato o copiato a caso con leggerezza solo dopo la tua nascita. Tuttavia questi sono aspetti che per ora voglio trascurare perché riguardano fatti di estrema sottigliezza legati alla magia del nome che vanno oltre ai temi di legge volgare della quale intendo parlare oggi.

Torniamo dunque, senza indugio, al momento della nascita e al nome formalmente dato a te dai tuoi procreatori. Se ti focalizzi sui pochi minuti che seguirono la tua venuta la mondo capisci benissimo che, oltre che nudo sei nato senza nome e questo è un fatto molto importante. Un fatto perché su di esso non si può disquisire, non si tratta di ipotesi o credenze, a meno che tu non sia nato con un nome tatuato sulla pelle, cosa che tendo a escludere.

L’uomo vivo non dipende dal nome

Ora, possiamo stabilire un fatto certo: se adesso sei intento a leggere questo scritto vuol dire che dal momento lontano della tua venuta al mondo fino a ora ti sei conservato vivo (non vegeto), in carne ossa e sangue, e questa condizione di essere vivo non dipende dal nome, come non ne dipende il fatto di avere un corpo  di carne ossa e sangue.

Dunque, il fatto di essere un uomo vivo in carne ossa e sangue è “nome indipendente“. Non puoi invece dire il contrario. Il nome dipende sempre da ciò che esso indica, a maggior ragione un nome proprio, il quale è solo un suono o una serie di simboli scritti senza alcuna proprietà se non associato a un uomo o essere o creatura di qualsivoglia natura. In altre parole, il nome indica sempre qualcuno o qualcosa, se manca questo collegamento il nome è nulla più di un suono senza un significato. Ora non mi voglio addentrare nel dominio del suono perché anche qui si potrebbe ragionare lungamente. Per ora prendila così…

Identità

Detto ciò, capisci che la tua abitudine a rispondere/reagire ogni volta che viene pronunciato il tuo nome crea una falsa identità? Identità tra te, uomo vivo in carne ossa e sangue e il tuo nome. Una convezione certo. Tuttavia si tratta di una convenzione diabolica (scomodiamo il vecchio caro cornuto archetipo) che ti ha trasformato, come per magia, in una rappresentazione di te stesso. L’identità  stabilisce la perfetta uguaglianza tra due elementi, ovvero l’impossibilità di distinguerli. Quindi ti chiedo, come puoi essere identico a un suono o a una parola detta o scritta? O essere identico al documento chiamato “carta di identità”? Sei fatto anche tu di carta e sei rettangolare della misura più o meno di 10 per 20 cm?

Ecco dunque svelato il primo grande mistero del nome: come in magia, chi conosce il tuo nome ha potere su di te, ma solo, e ripeto solo a patto che tu ti identifichi con quel nome.

Perché?

Perché quel sottoprodotto avariato e manipolato che ti è stato presentato come “legge”, diritto positivo, normativa vigente, codice, regolamento, etc ha potere solo sulle rappresentazioni di te uomo vivo in carne ossa e sangue e non direttamente su di te uomo vivo in carne ossa e sangue.

L’immagine nello specchio

Immagina che un giorno si presenti un essere che ti regala uno specchio chiedendoti in cambio solo le immagini che lo specchio riflette. Tu accetti, infondo sono solo immagini, “prendile pure!” potresti pensare. Ma poiché adori specchiarti giorno dopo giorno ti dimentichi che l’immagine riflessa nello specchio non sei tu e ti identifichi con essa. Un giorno torna l’essere che ti ha regalato lo specchio e comincia a dare ordini rivolgendosi all’immagine nello specchio. Tu, che ti sei identificato nell’immagine, ti senti costretto a ubbidire perché l’uomo dello specchio è il padrone di ogni cosa che esso contiene, come da accordi. Capisci?

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1 Response

  1. orlando ha detto:

    Perfetto,
    l’uomo che nasce giustamente senza nome non potrà mai essere un nome, i genitori decidono, come tutti nel naturale, concordano un “richiamo” …. come lo chiamiamo? ….. non è un nome, potrebbero essere anche una serie di note alle quali il nuovo uomo risponderà se lo riterrà come richiamo, solo quando vien scritto diventa un no-me, chiaramente non è lui quello scritto e non può identificarsi in quel richiamo, servirà solo per attirare la sua attenzione che, avuta, l’uomo valuterà l’interesse suo se dar seguito al rapporto.
    Poi la nascita (nazione)non coincide con la venuta alla luce ma al concepimento naturale, fin dai primi giorni la mamma ne sente la presenza, “c’è” ……. quindi andrebbero distinte le fasi e tutto cambia, nato in madre e chiamato …..

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