Viaggio al centro della finzione giuridica

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Interludio

Questo scritto è un piccolo interludio che ci servirà per approfondire in seguito gli argomenti lasciati in sospeso negli scritti ALT! Proprietà Privata! Prima Parte e ALT! Proprietà Privata! Seconda Parte – Meccanismo di incorporazione. Anticipo che un sospeso ci sarà per lungo tempo, poiché la legge è davvero un vaso di Pandora. Tuttavia, ho imparato “a mie spese” che la chiarezza si raggiunge cercando di svolgere il gomitolo dell’intricato filo del sapere a partire da un suo estremo, sia esso l’inizio o la fine. Per questo devo nuovamente ritornare alle annose speculazioni sul nome e sulla finzione giuridica. Un famoso motto cinese recita: “se conosci una sola cosa fino in fondo conosci tutto il creato”.

Un aneddoto: il giorno che Telekom parlò!

Inizio raccontando un aneddoto divertente. Ricevo una telefonata, al capo opposto della cornetta una voce femminile mi dice: “Qui è Telekom, lei è Mario Rossi?”. A questo punto, non sorpreso dall’ennesima chiamata fatta con lo scopo di vendermi un vantaggiosissimo modem ADSL ultra veloce che promette meraviglie, pongo a mia volta una domanda. O meglio faccio una affermazione giocosa, ma quantomai veritiera: “Caspita, lei è veramente la Telekom? Non sapevo che la Telekom avesse una bocca per parlare e una mano per sostenere la cornetta telefonica!” Dall’altro capo, un poco sorpresa la donna mi dice: “Ah no, io sono Chiara e la chiamo per conto di Telekom.”. “Ah ok capisco.”, rispondo io.

Analisi di vizi e convezioni

Dunque, vediamo come questa conversazione sia, dal suo principiare, viziata nei contenuti e nella forma. La donna all’altro capo del filo inizia la conversazione mentendo sulla sua identità. Infatti dice di essere una persona giuridica, una azienda che, come sappiamo è una rappresentazione di legge. In quanto tale, non è reale, se non nel nostro immaginario. Inoltre, nel fare questo si nasconde dietro all’autorevole marchio di una azienda molto grande e potente, laddove invece lei, la donna reale, ha la sola autorità di vendere un modem. Infine, esordisce la sua telefonata con una domanda: “Lei è Mario Rossi?”. Anche questa domanda ha un doppio fine. Il primo è stabilire una autorità gerarchica, ovvero chi domanda comanda. Il secondo fine è validare ogni successivo, anche se accidentale consenso, consenso a un potenziale venditore. Validare attraverso la mia identificazione con quello che penso essere il mio nome.

Ancora una volta ci troviamo di fronte ad un altra convenzione nascosta. Perché, come ho già  detto altrove, io non sono il mio nome cognome. Il mio nome cognome e io non siamo la stessa cosa. Io sono un uomo vivo in carne ossa e sangue. Il mio nome cognome è una convenzione stabilita a scopi commerciali. Si, esattamente stabilita scopi commerciali!

Trabocchetti linguistici

La gentile interlocutrice del nostro aneddoto, che non è del tutto sprovveduta, si presenta solo successivamente come Chiara, senza palesare un cognome, perché lei non vuole prendere impegni o aderire a contratti verbali, lo vuole fare solo per “interposta persona” ovvero in nome e per conto della Telekom. Quindi mi dice “Sono Chiara e chiamo per conto della Telekom Sevizi Commerciale (o vattelapesca …)”. A questo punto io, ben consapevole di tutti i meravigliosi trabocchetti linguistici pensati per strapparmi un consenso, o persuadermi a comprare un nuovo servizio, rimbalzo gentilmente. Fine della telefonata. Però in cuor mio ringrazio Chiara per avermi dato l’opportunità di essere presente e non rispondere meccanicamente guidato da convenzioni giuridico-linguistiche.

Credimi, sebbene questi scritti ti possano apparire ragionevoli e condivisibili, le convenzioni giuridico-linguistiche sono profondamente scritte in te. Ti assicuro che anche quando sarai convinto del fatto che tu non sei una PERSONA, ma un uomo vivo in carne ossa e sangue, non riuscirai a parlare evitando di pronunciare questa parola, PERSONA, e di identificarti con essa. Anche quando saprai senza ombra di dubbio che la PERSONA esiste solo in dipendenza di un nome, e un nome esiste solo in dipendenza dell’oggetto che lo indica, continuerai a parlare di brave persone, di persone giuste o false, etc. Provare per credere!

In ultima analisi tutta la lingua è una convenzione o meglio una rappresentazione utilissima quando si usa in consapevolezza, pericolosa altrimenti.

Identificazione nella finzione giuridica

Adesso estendiamo il concetto di identificazione a molti dei suoi utilizzi quotidiani. Cerca di vedere questo gioco della identificazione come il gioco della matrioska, una bambolina racchiusa dentro l’altra. Di sette matrioske, sei sono dei gusci vuoti e solo una è la bambolina di legno pieno, quella al cuore, al centro. E’ un poco come aprire una testa di finocchio.

Vediamo ora una matrioska molto comune, un personaggio pubblico. Già la parola personaggio dovrebbe suonare in te come un campanello di allarme. Sai che i personaggi compaiono nei romanzi, nelle storie, nei copioni teatrali, sai che sono immaginari. Potremmo fare una lunga disquisizione sul teatro e sugli attori…

In ogni caso, prendiamo, per esempio, il PRESIDENTE della REGIONE PIEMONTE e proviamo a spogliare questa matrioska. PRESIDENTE è la rappresentazione immaginifica di un ruolo con specifiche qualità. La REGIONE è la rappresentazione immaginifica di un perimetro socio-politico. PIEMONTE è la rappresentazione immaginifica di uno specifico territorio. Poi abbiamo il nome del PRESIDENTE, diciamo CESARE AUGUSTO. Questo è il nome di una PERSONA FISICA, che è un’ altra rappresentazione che indica un nome cognome scritto o verbalmente pronunciato, che indica un suono che in una specifica lingua è riconosciuto come un nome proprio, che indica un uomo vivo in carne ossa e sangue. Oppure prendiamo come esempio il dottore della mutua. Spesso sentiamo dire io sono un dottore, io sono un magistrato, un carabiniere, un commercialista, una impiegato, un marito fedele (o infedele!).

Assunzioni di identità

Tutte matrioske! Tutte assunzioni di identità impossibili nel mondo reale, perché dottore, presidente, marito, moglie soldato, giudice sono dei ruoli, dei vestiti i quali, senza un uomo vero al loro interno, non si sorreggono da soli. Identità vuol dire “identico a”, ma quelli elencati poco sopra sono invece personaggi che l’uomo vero decide o meno di vestire nel corso della vita. Talvolta si dice che di fronte alla morte tutti sono uguali, ma ci si scorda di dire che anche al momento della nascita tutti gli uomini sono, sopra ogni altra cosa, uomini vivi in carne ossa e sangue.

Personalità giuridica

Siamo arrivati a un tale punto di follia che può presentarsi alla tua porta un uomo e dirti: “CARABINIERI, mi faccia entrare!” e tu credi veramente che lui sia l’ARMA dei CARABINIERI, mentre l’ARMA dei CARABINIERI è solo il nome di una società di diritto (presuntamente pubblica) con specifiche funzioni, la quale ha verosimilmente la sua personalità giuridica. In quanto tale è un contenitore definito da specifiche qualità, attributi, è un “complesso di funzioni”, ma non è una “cosa” reale. E’ molto lontana dall’essere un uomo vivo in carne ossa e sangue.

Non è un caso che i “gendarmi” debbano sempre portare il cappello. Quel cappello è proprio il simbolo dell’investitura della matrioska della rappresentazione, cosi come la toga lo è per i giudici, o la cintura nera in alcune arti marziali. Indicano appartenenza, investitura, ma anche più genericamente che la rappresentazione è cominciata, che si va in scena. Non dovrà quindi stupirti incontrare, proprio in ambito giudiziario, ruoli quali “attore”, “rito”, “convenuto” o “foro”, proprio come a teatro.

P.S. In alcuni casi, queste “istituzioni”, come per esempio la POLIZIA MUNICIPALE, non hanno nemmeno un personalità giuridica (Corte di Cassazione II sez. civ. – 5 settembre 2008, n. 22358), ma solo poteri delegati. In questo esempio, dal SINDACO del COMUNE.

Finzione giuridica alla seconda potenza

Negli esempi di cui sopra, gli agenti di dette presunte istituzioni si qualificano volutamente in esse sia perché così sono addestrati a fare, sia per godere dei privilegi e della protezione corporativa che ne derivano. In molti altri casi questa identificazione con la finzione giuridica di persona fisica, o perfino con la finzione giuridica della persona giuridica, avviene in automatico, semi consapevolmente o per blasone. Ecco che taluno si identificherà con un AVVOCATO o un altro tipo di PROFESSIONISTA. Così la professione (di fede?…Forse!), l’ ORDINE, L’ARMA, il CORPO, diventa un’altra matrioska.

Oserei perfino dire la rappresentazione, finzione giuridica, alla seconda potenza. Una istituzione che rappresenta ed è istituita da un insieme di persone fisiche che a loro volta rappresentano uomini, uomini veri. Queste matrioske cercano sempre di apparire ai tuoi occhi come la bambolina di legno pieno, quella al centro, in sostanza vogliono apparire reali. Ecco che non sorprende trovare nomi come “IL CORPO DI POLIZIA”. Corpo? Quale corpo? Forse un gigantesco poliziotto, un megalitico golem fatto di tanti piccoli uomini-poliziotti? O meglio una corporazione, parola che ci porta a capire molte cosa su chi è realmente un CORPO in legalese.

Ora puoi capire perché viene data tanta enfasi all’articolo 1 del CODICE CIVILE: “La capacità giuridica si acquista dal momento della nascita[…]

Nel prossimo scritto faremo insieme due riflessioni sulla capacità giuridica in rapporto alla personalità giuridica, concetti da non confondere, ovviamente.

Per concludere, senza al momento addentrarmi nel dedalo delle leggi, dei codici e dei regolamenti, vorrei portare una attimo la tua attenzione sul fatto che anche di questa “persona giuridica” e relativa personalità giuridica manca una nozione e definizione codicistica specifica. Un caso?

Valuta l'acquisto di una matrioska a memento di tutto questo, se ne hai già una mettila in bella vista in casa tua...